Giorno 6

Non è una svista: ieri il diario non l’ho aggiornato. Perché? Perché son di nuovo quasi morta!

Come programmato eravamo partiti in esplorazione, tutti nella grande canoa ed i cavalli sulla zattera.

Vaghiamo un po’ a caso per la zona, finché ci ritroviamo in un enorme canneto e di punto in bianco mi sento avvolgere da qualcosa di muscoloso che mi trascina di botto in acqua.

Riesco a rialzarmi annaspando e mi accorgo di essere stata aggredita da una rana enorme! Tanto enorme che mi ha afferrata con la lingua e mi ha trascinata in acqua! Bleah!

Non faccio in tempo ad estrarre la spada: la lingua schiocca velocissima e vengo nuovamente messa fuori combattimento.

Nel periodo di incoscienza ho una nuova visione: vedo sopra di me un tetto di paglia intrecciata sconosciuto. Rivolgendo lo sguardo verso i piedi, vedo che sopra al mio corpo, con la punta rivolta verso l’alto, fluttua un pugnale. Noto che potrebbe essere lo stesso dell’altro sogno, e sento quasi un senso di sollievo. Poi, d’improvviso, dalla gemma che si trova all’estremità dell’elsa si sprigiona una intensa luce, e da questa luce si protende una pallida mano, diretta verso il mio cuore. Questa mano penetra senza fatica tra i miei seni e, quando torna ad emergere dal costato, stringe tra le dita il mio cuore ancora pulsante. In tutto questo processo spaventoso non ho sentito nessun dolore, e mentre il sangue stilla sulla veste candida che mi avvolge la visione si fa nuovamente buia e la mia mente torna a sprofondare nell’oblio

Quando mi riprendo sono sdraiata su di un letto in una capanna ed uno sconosciuto sta versandomi un liquido dallo strano sapore in bocca. Mi sento estremamente meglio. Alcuni degli altri sono attorno a me e dall’aria preoccupata di Hugh capisco che devo essere stata nuovamente ad un passo dalla morte. Stranamente stavolta sono ancora vestita.

Mi siedo sul letto, ancora intontita, e mentre mi riprendo del tutto Hugh mi racconta cosa è successo. Sono stata moribonda per tutto il giorno e la notte precedenti: fortunatamente Maeglin ha recuperato il mio corpo inerte dall’acqua e tutti quanti si sono prodigati per tenermi in vita. Anche don Zauker. Beh, Maeglin ha dovuto convincerlo con le cattive, ma almeno lui ci ha provato.

Mi dicono che abbiamo trovato questa palafitta in cui stiamo adesso, abitata solamente da Luc, un povero ragazzo che sembra avere problemi mentali (non si riesce davvero a comunicare con lui).

Lo sconosciuto che mi ha curata è Brucian, lo sciamano di Marais D’Tarascon, un villaggio vicino. E’ stato contattato da Zenith (ecco dov’era finito!) e ci invita a seguirlo fino al villaggio stesso.

Il tragitto non è lungo … finalmente arriviamo in un posto abitato. Lo sciamano ci abbandona per tornare alle proprie occupazioni (deve occuparsi di un funerale) e noi restiamo indecisi sul da farsi. Sembriamo dei profughi, con vestiti sporchi e strappati, senza denaro e senza cibo.

Discutiamo per un po’ su cosa potremmo fare ed alla fine raggiungiamo l’accordo di cercare qualche impiego temporaneo che ci consenta di sopravvivere.

C’è una taverna in paese, la Luna Piena, e Sati ed io abbiamo esperienza nel settore: propongo di andarci ad informare, per vedere quali opportunità ci sono.

L’oste è gentile e ci suggerisce diverse possibilità di lavoro per noi o per i nostri amici e poi ci parla un po’ del villaggio. L’argomento che attira la mia attenzione è una serie di terribili eventi che si è abbattuta sul villaggio: è da un po’ di tempo che la gente muore e poi si rianima in una sorta di non-vita orribile. Si rialzano, aggrediscono le persone, poi si allontanano verso chissà dove. Gli abitanti del villaggio sono terrorizzati ed a quanto pare anche lo sceriffo non sa bene cosa fare.

Riferisco quanto appreso al gruppo e di comune accordo decidiamo di indagare sugli eventi, recandoci direttamente dallo sceriffo. Mandano nuovamente avanti me: evidentemente ritengono che una fanciulla con gravi difficoltà a tenere la camicetta chiusa sul davanti sia una buona interfaccia per il gruppo con il resto del mondo.

Lo sceriffo sembra una brava persona ed è anche assai disponibile: ci racconta quel poco che sa sugli eventi ma è decisamente sconvolto dal fatto che uno dei morti recenti è suo figlio. Poverino, lo posso capire.

La mia sensazione è che lo sceriffo sia troppo sconvolto … o forse troppo intimorito, per fare indagini efficaci, per cui gli offro la nostra assistenza. Lui accetta e ci suggerisce di cominciare ad indagare a partire dal morto che sta per essere sepolto.

C’è una breve discussione tra chi non vuole impicciarsi perché non vede alcun profitto in questa indagine e chi come me e Boindil ritiene che un problema del genere non possa essere ignorato! Alla fine prevale la nostra linea di pensiero, quindi andiamo ad assistere al funerale.

Orribile! La bara è tenuta chiusa con le catene e la popolazione fa di tutto per ignorare i colpi sordi provenienti dall’interno!

Decidiamo di portare un po’ di rispetto, non interveniamo e seguiamo il funerale fino al cimitero, dove la gente si rifiuta addirittura di entrare. La bara viene deposta ancora incatenata in una fossa.

Rispettiamo per il momento il rito della sepoltura e ci allontaniamo dal cimitero per provare ad indagare cercando di seguire le tracce di un morto rialzatosi relativamente di recente. Hey dimostra di essere davvero un bravo segugio, riuscendo a seguire le tracce di un cadavere ambulante vecchie di alcuni giorni in aperta campagna.

Perdiamo le tracce, e siccome si sta facendo tardi decidiamo di accamparci per la notte dopo esserci procurati un po’ di cibo fresco cacciandolo.

Mentre sto per andare a dormire mi chiedo se per scoprire dove vadano i cadaveri ambulanti saremo costretti a fare un atto decisamente sacrilego: disseppellire il “morto” di cui abbiamo visto il funerale.