Giorno 9

Abbiamo deciso di passare la notte nella torre e poi col nuovo giorno di decidere cosa fare. Isabeau e Rudy hanno un involucro che avrebbero dovuto dare all'elfo e che non intendono consegnare a nessun altro, e tutti pensiamo che si tratti del pugnale. Per intanto resteremo insieme, e cercheremo una soluzione per il problema.
Piove e il tetto è sfondato, ma la pioggia non entra. E' davvero strano, anche perchè non sembra che ci siano protezioni magiche.
Il risveglio è brusco: a parte il fatto che fa molto freddo, c'è un uomo che ci tiene sotto tiro e ci intima di non muovere nemmeno un muscolo. E' grande la sorpresa quando io, HenLi e Hei ci rendiamo conto che si tratta del Podestà Bovolone di Rabingham! 
Lui però non solo non ci riconosce, ma interrogato sulla sorte delle nostre famiglie (sembra che sia passato un bel po' di tempo dal matrimonio di Oleandra, circa sei mesi) dà risposte sconcertanti. Dice per esempio che il farmacista ha solo una figlia tredicenne, mentre HenLi è figlio unico. 
Mi manca il coraggio di chiedere troppo riguardo ai miei. Ho paura di quello che può dirmi, e nello stesso tempo trovo liberatoria l'idea che possa dire che io non sono affatto la figlia del locandiere Asod: non mi interessa tornare alla mia vecchia vita, in fondo io volevo fuggire e sono fuggita... se solo S'var fosse con me, andrebbe bene così. Avrei le due persone che più amo accanto, e non potrei desiderare altro.
Chiedo invece di Spaldo, e così scopriamo che subito dopo il matrimonio (che è stato celebrato, mi spiace per HenLi, ma le cose sono andate come dovevano andare) c'è stato un colpo di stato, ordito dalla moglie del podestà e dal suo amante, e che da allora Bovolone vive pressochè recluso nella torre, nascosto.
Hei è subito disposto ad aiutarlo a recuperare il potere perduto, ma di certo non possiamo bastare noi.
E poi vorrei capire che cosa diavolo è successo, dove siamo finiti e perchè... ieri sera quando ci siamo addormentati eravamo a un'ora di strada da Marais e al risveglio ci trovavamo alla periferia di San Trafitto, una San Trafitto che però non è proprio come dovrebbe essere... e da cui non si può fuggire, ci spiega il podestà: dice che se uno cerca di allontanarsi più un certo tratto dalla cittadina, si ritrova al punto di partenza. Questo è il motivo per cui non ha potuto cercare rifugio e aiuto dai figli, che subito dopo il matrimonio della ragazza erano partiti, prima del rovescio di potere.
Decido subito di accompagnare HenLi a vedere com'è la situazione. Intanto darò anche un'occhiata a casa mia, e cercherò di scoprire se in questa San Trafitto esisto, o se esiste S'var.
 
Stiamo ancora discutendo sul da farsi quando il podestà mi si avvicina e mi raccoglie i capelli. Non oso protestare e lo lascio fare. Dice che la mia somiglianza col figlio del locandiere è straordinaria e colgo solo di sfuggita qualche occhiataccia da parte di HenLi mentre mi lascio andare un po' troppo, ma l'emozione è grande. Lo so, l'ho già capito, che questa non è casa, ma gli somiglia così tanto! Gli domando se il locandiere ha anche una figlia. Temo la risposta, dopo quello che ho sentito sulla famiglia di HenLi. Ma è peggio di quello che temevo... in qualche modo ero pronta a sentire dire che no, non c'era nessuna figlia femmina. Ma la risposta è peggiore. C'erano due gemelli, un maschio e una femmina, ma la bambina è morta subito dopo la nascita, con la madre. Non so esattamente cosa gli ho detto, dopo, ma credo qualcosa di molto simile alla verità. Vedo ancora delle occhiatacce di HenLi che cerca di cambiare discorso, e sento che il podestà è preoccupato da quello che gli sto dicendo, ma forse pensa che io sia pazza, non penso che mi creda.
In disparte, HenLi dice che preferisce non rivelare nulla al podestà di chi lui sia davvero e propone di nuovo di andare a fare un sopralluogo in paese per renderci conto della situazione. Mi va bene tutto, sono sconvolta da quello che ho sentito e vorrei così tanto vedere S'var... lui ha detto che è un bastardo e che ha fatto finire delle persone in prigione, che collabora con la guardia del nuovo signorotto, ma è mio fratello! Io devo provare a cercarlo... devo sapere.
Mentre mi preparo per uscire, prendendo un abito pesante da quelli che ci sono qui nella torre - fuori la neve è alta - decido che è meglio se non faccio notare troppo la somiglianza con "questo" S'var: lascio i miei lunghi capelli sciolti e maschero parzialmente il volto con un foulard.
Fuori, la strada non è per nulla agevole. C'è molta neve, e preferiamo evitare di farci notare, ma tagliare per i campi è impegnativo. Poi Ehi ha deciso di andare per conto suo, e io non mi sento nelle condizioni migliori per guidare la strada. Anche HenLi è molto agitato, nonostante tutto cerco di tenerlo calmo, non vorrei che facesse qualche stupidaggine e non sono davvero sicura che senza Don Zauker la sua posizione sia sicura. Ci sono troppe persone nuove, e anche quelli che sono con noi dall'inizio di questa storia, in fondo non li conosco mica. Sono meno di dieci giorni che siamo insieme, anche se paiono mesi...
Passiamo vicino a una casa isolata, che nel nostro mondo era abitata da una donna, Bianca, che coltivava mele. Secondo Boindil questa Bianca è stata coinvolta in una storia di tradimenti col podestà, una storia sinceramente piuttosto confusa e a tratti incredibile. In ogni caso proviamo a controllare chi vive in questa casa. La donna che si mostra alla porta è straodinariamente identica alla Bianca a cui da bambini io e HenLi rubavamo le mele dalle piante... conquistata con una certa fatica la sua fiducia, scopriamo che anche la sua storia è molto simile a quella che ci aveva accennato il nano, e questo non fa che accentuare la mia confusione e la mia paura. Come sarà S'var? Quale sarà la sua storia? Cosa saprà riguardo a me?
Bianca è in una situazione difficile: è sotto una sorta di assedio da parte delle guardie, la tengono d'occhio da mesi aspettando solo che compia un passo falso per arrestarla, ma finora non hanno trovato un buon motivo. Boindil e Isabeau si affrettano a prometterle il nostro aiuto. Non ho nulla contro questa donna, ma credo che di guai ne abbiamo a sufficienza da soli, anche senza occuparci di quelli degli altri.
Mentre ci dirigiamo verso la casa sull'albero di HenLy vediamo delle guardie. Ci nascondiamo, ma poi sorge una discussione. Secondo alcuni, dovrei sfruttare la mia somiglianza con lo S'var di qui per farmi passare per lui e avere delle informazioni su cosa sta succedendo, ma io ho paura. Nel mio mondo, non avrei problemi a interpretarlo in maniera più che convincente, l'unica difficoltà sta nell'abbassare a sufficienza il tono della mia voce perchè possa sembrare quella di un giovane uomo. Ma qui, qui no. Non adesso, non senza saperne un po' di più su cosa fa di preciso.
Arriviamo alla casetta, c'è, ed è esattamente dove dovrebbe essere. Ma quando entriamo, dentro non ci sono le cose di HenLi, ma bambole e altri oggetti riconducibili a una bambina. Qualcuno ipotizza che possano essere miei! Certo, io sono stata molte volte in questa... no, non è questa... nel rifugio di HenLi, ma non ci ho mai lasciato nulla, e con le bambole non gioco più da molti anni!
 
Sul piazzale della chiesa sostiamo indecisi sul da farsi. In effetti, siamo troppi e rischiamo di dare nell'occhio. Così molti si nascondono nelle vicinanze, mentre HenLi e Decio entrano dentro e io resto sulla soglia.
Non so esattamente che cosa voglio fare, ma non voglio lasciarlo solo nemmeno un istante. La visita nella casetta è stata un po' uno choc anche per me, e immagino che per lui sia peggio... e non so cosa voglia fare qui. Continua a dire che deve fare un esperimento, una prova, che se funzionasse potrebbe trovare il modo di riportarci a casa, ma Decio e Ghertrude sembrano convinti che non possa essere così. Io non riesco a seguire i loro discorsi, sono solo preoccupata che possa fare qualcosa di stupido o di pericoloso.
Resto sulla porta. Nel cimitero, con Jean, mi ha salvato il fatto di essere vicino alla porta. Ma questa volta non cercherei di scappare, non potrei. Anche così ai miei incubi notturni si sono aggiunti Maeglin e soprattutto Hugh. Era quasi fuori quando è caduto... bastava un soffio... lo so, non potevo fare niente, se non urlargli di scappare, che la porta era aperta, ma ugualmente mi sento in colpa per essere viva. Ovviamente, HenLi non potrei mai abbandonarlo.
E in effetti, qualcosa di stupido HenLi lo fa. Vedo che lui e Decio discutono, e poi una fiammata si sprigiona dalle sue mani e va verso uno dei dipinti, ma si spegne prima che possa appiccare il fuoco, non so se l'altro abbia il potere di fermarlo o se semplicemente la magia di HenLi non sia abbastanza forte. Escludo che il mio amico sia stato abbastanza intelligente da farlo apposta. Mi è sfuggito un grido, quando ho visto le fiamme. Non so se mi abituerò mai all'idea che HenLi possa fare di queste cose... è impressionante da vedere!
 
Ci riuniamo e riprendiamo la strada, ma poi vediamo un drappello di una quindicina di guardie. Ci nascondiamo, ma sembra che stiano andando verso la casa di Bianca e siamo un po' preoccupati. Cerchiamo di organizzare un piano, ma perdiamo troppo tempo a discutere e dopo dobbiamo improvvisare quando le guardie ripassano di nuovo, dirette forse verso l'interno del villaggio. Le seguiamo, cercando di arrivare per primi passando dai boschi: l'idea sarebbe di incontrarle mentre noi andiamo in senso inverso, ma non siamo abbastanza veloci su quel terreno difficile. Così mentre alcuni tentano un goffo approccio con le guardie, io mi nascondo poco distante: è l'unico modo perchè il mio arco sia efficece, in caso di scontro.
La situazione degenera rapidamente, non riesco a sentire tutto, ma vedo che i miei amici sono costretti a seguire le guardie verso il villaggio. Li seguo restando nascosta, da sola non posso fare nulla e non intendo certo mostrarmi, così prendono anche me, e allora chi li salva?
Resto sola mentre le porte della città, ben più fortificata rispetto alla "mia" San Trafitto, si chiudono alle loro spalle.
Torno più veloce che posso alla torre, a parlare con Bovolone: deve aiutarmi!
Il podestà però mi fornisce informazioni piuttosto preoccupanti: sembra che non ci siano maniere efficaci per entrare in città di nascosto, forse l'unica via è passare dalle condotte del mulino, ma lui non è sicuro che io ce la possa fare, forse non sono abbastanza larghe per permettere il passaggio di una persona adulta. Scoraggiata e stanca, decido di aspettare il pomeriggio: se per cena non avrò notizie, andrò a cercarli, non importa come. Ignoro le proteste di Bovolone che dice che di notte è ancor più pericoloso. Di notte ci sarà meno sorveglianza, e il buio mi aiuterà.
 
Questo posto ci ucciderà tutti. Anzi, fa di peggio. Spariremo, svaniremo in queste maledette nebbie che non si sollevano mai del tutto e che ci stanno imprigionando in questa San Trafitto che non è quella vera.
Non riesco a pensare a qualcosa di più orribile... morire sarebbe di gran lunga preferibile.
Gli altri sono tornati alla torre di Bovolone, proprio quando stavo per uscire di nuovo a cercarli. Anche Zenyth era con loro, manca solo Ghertrude, che nessuno sa dove sia finita. Un attimo prima c'era e un attimo dopo era scomparsa. E va bene che tanto siamo intrappolati qui, ma mi domando che cosa ne sia senza di lei della nostra missione di riportare la pietra rossa e il pugnale dove saranno al sicuro.
Dicevo, sono tornati tutti. HenLi ha un vistoso livido sulla faccia e il labbro spaccato, ma non pare nulla di grave.
Ma non sono loro.
Sono io.
Devo essere già diventata trasparente. Invisibile. Evanescente come un fantasma.
Sono entrati dalla porta e nessuno mi ha degnata di uno sguardo, non mi hanno chiesto cosa fosse successo, come fossi arrivata lì... nulla. Io mi sono preoccupata lo stesso per loro, ho offerto a HenLi dei rimedi naturali per migliorare lo stato del suo livido, ma lui ha rifiutato e non so perchè l'abbia fatto. Anzi... lo so benissimo. Qualche ora più tardi ho visto Isabeau che lo curava con le sue arti magiche. Si vede che ora che non deve più nascondersi preferisce la compagnia di quelli come lui...
Hanno combinato piani per il giorno dopo, deciso che abbandoneremo la torre per andare a vivere nella cava fuori città, dove il capo è un nano della stessa tribù di Boindil. Io preferivo stare qui, la compagnia del podestà è gradevole, ci sono provviste in abbondanza e se Bovolone è qui da sei mesi senza troppi problemi immagino che potremmo restare anche noi al sicuro, stando qui. Ma nessuno mi ha chiesto cosa ne pensassi.