Giorno 9                                                                                                 

Nono giorno, da prima a terza

Il risveglio degli eroi è brusco e freddo. In un’atmosfera pungente, una voce intima loro di alzarsi senza fare gesti inconsulti.
Alcuni dei presenti riconoscono nel nuovo arrivato nientemeno che il Podestà di San Trafitto, Bovolone da Rabingham. Una volta accertato che gli eroi non costituiscono una minaccia per lui, racconta loro di essere stato vittima di un tentativo di omicidio perpetrato dalla sua (ormai) ex-moglie con la complicità del capitano delle guardie Eberhard Gutzman. Ehi offre prontamente il suo appoggio al Podestà, seguito da Boindil e da Isabeaux. Henly scopre con orrore che suo padre non è suo padre, ovvero che il farmacista Octavius Rifotter ha una figlia chiamata Helena, e decide insieme a Sati che la storia va approfondita.

Nono giorno, da terza a sesta

Ripresisi dalla sorpresa per la nuova situazione, gli eroi cominciano a cercare di analizzarla. Secondo Ghertrude, il “motore” che li ha condotti dal reame di Souragne di nuovo a San Trafitto è la gemma che Zenyth porta al collo, e la torre il veicolo da essa utilizzata per questo trasferimento. Alcuni si mostrano curiosi riguardo al “fardello” di Isabeaux e Rudy, e i ragazzi acconsentono a svolgerlo dal suo involto. La sensazione che si possa effettivamente trattare del Pugnale di Norynthar è rafforzata da Boindil, che riconosce l’involto come quello da lui sottratto dal castellaccio il giorno del matrimonio, e diventa una certezza quando molti riconoscono l’oggetto dei loro incubi. Il pugnale è privo della gemma che dovrebbe trovarsi nell’artiglio all’estremità dell’elsa, e Isabeaux suggerisce che tale gemma potrebbe effettivamente essere quella posseduta da Zenyth. Il druido la estrae dal sacchetto in cui la conserva e la mostra agli altri, confermando la teoria.
Sapendo che la gemma possiede una forte aura di malvagità, Ghertrude analizza il pugnale, ottenendo un risultato di senso totalmente opposto: un’aura di alterazione di orientamento benigno estremamente potente. L’arma è indiscutibilmente magica, ma dopo gli avvertimenti del mendicante che la ha consegnata a Isabeaux nessuno intende toccarla, e con estrema cautela il pugnale viene nuovamente avvolto nella sua coperta e riposto.
Archiviato un problema, ne sorge un altro: che fare? Zenyth vorrebbe esplorare i confini del misterioso anello di nebbie che circonda la zona ma Henly vorrebbe visitare la sua vecchia casa sull’albero, giusto per vedere se esiste ancora, e poi alla chiesa della Vergine della Neve, con intenti misteriosi. Sati, poi, scopre che il fratello che tanto agognava di incontrare è un personaggio poco raccomandabile, ed è decisa a indagare di persona sulla faccenda. Dopo qualche discussione, il gruppo si mette in moto. Bovolone li avverte che l’ingresso in paese non sarà tanto semplice, per via delle regole estremamente restrittive imposte dai nuovi governanti ma per ora, a parte Sati, non paiono avere intenzione di voler tentare la sorte affrontando la guardia cittadina.
Anche Ehi ha dei conti in sospeso in paese, e si allontana con Scoiattolo prima degli altri, in cerca del capitano delle guardie, possibile assassino del padre. Nel suo tragitto verso valle, si ferma ad esaminare quello che sembra un relitto di carrozzone vistani, ma si rivela un carrozzone appartenente con molta probabilità alla compagnia di attori girovaghi di cui facevano parte Diana e Hugh. Il carro è comunque deserto, sebbene ancora contenga gli effetti personali degli attori.
Ehi viene raggiunto dagli altri presso il carrozzone. Qualcuno suggerisce che potrebbero tentare di entrare in paese spacciandosi per attori girovaghi, ma la proposta viene bocciata perché apparentemente nessuno è mai giunto al villaggio provenendo dall’esterno del muro di nebbia, e loro stessi non sarebbero in grado di spiegare il fenomeno della loro comparsa.
Proseguendo nel loro cammino, gli eroi giungono in vista di un piccolo corpo di guardia, posizionato come a sorvegliare un crocicchio di strade proprio nel punto in cui essi dovrebbero lasciare la via maestra per addentrarsi nel bosco verso la casa sull’albero. Presi alla sprovvista, scelgono di proseguire sulla strada e passare loro davanti, mentre Ehi si sofferma in retroguardia, pronto a supportare con le sue frecce un’eventuale scaramuccia. Le guardie, però, non compiono azioni minacciose, limitandosi ad osservare il passaggio degli otto viandanti da qualche metro di distanza senza fermarli.
Ehi, a questo punto, decide di non congiungersi con i compagni ma di aggirare la guardia e entrare in paese passando dai boschi. La manovra riesce, e il ranger emerge dai valloni presso una cascina al centro di un boschetto di mele. La piccola casa pare abitata, ed è grande la sorpresa quando Ehi si rende conto che l’occupante è nientemeno che Bianca, la donna che aveva testimoniato contro la moglie del Podestà il giorno del matrimonio, ed era poi apparentemente morta nella chiesa. Ehi decide di provare a farsi riconoscere, ma il suo approccio è goffo e la donna lo caccia, senza peraltro riconoscerlo.
Nel frattempo, gli altri sono arrivati alla casa sull’albero, trovandola esattamente identica a com’era in passato ma priva degli oggetti che Henly vi conservava. Vi trovano invece due bambole di pezza, chiaro segno che le parole di Bovolone sulla figlia del farmacista erano vere. A questo punto, tornano sulla strada passando attraverso i boschi e seguono le tracce di Ehi per aggirare il corpo di guardia da sud. Anch’essi giungono alla cascina di Bianca, e grazie ad un approccio più appropriato riescono a ottenere qualche informazione. La principale è che le guardie si trovano in quel luogo per sorvegliare la donna stessa. Bianca nei mesi precedenti è sfuggita a due tentativi di rapimento o arresto ordinati probabilmente da Perla di Montecagnara, ex moglie del podestà, e si è convinta che ora la donna stia tentando di prenderla per fame. Le sono infatti stati sequestrati gli animali da cortile, e non ha più il permesso di entrare in paese per acquistare cibo, quindi può contare solo sulle sue scorte e su quel po’ di aiuto che riesce a fornirle Bovolone. Le guardie al crocicchio impediscono a chiunque il transito sul suo sentiero, ma non ne controllano l’altra estremità, situata presso la chiesa della Vergine della Neve, da cui è possibile raggiungere agevolmente la cascina.
Con la promessa di un aiuto, per quanto possibile, il gruppo si allontana lungo il sentiero, seguendo le tracce di Ehi.
 

Nono giorno, da sesta a nona

Affacciandosi sul piazzale della piccola chiesa della Vergine della Neve, gli avventurieri si rendono finalmente conto dell’entità del fenomeno della nebbia. Questa barriera li circonda in ogni direzione, nascondendo alla vista le montagne e i boschi che si trovano al di là, raccordandosi quasi senza soluzione di continuità con le grigie nubi invernali. L’area circoscritta si estende per non più di uno  o due chilometri intorno, in ogni direzione, trasformando il paese e il suo immediato circondario in una prigione a cielo aperto.
Mentre decidono il da farsi, gli eroi notano un drappello di guardie percorrere la via principale in direzione nord, forse diretti al crocicchio e, possibilità peggiore, alla cascina di Bianca. Prima di indagare sul fatto, però, concedono a Henly e Decio la possibilità di dare un’occhiata dentro la piccola chiesa. Il giovane mago tenta di ricreare le condizioni che hanno scatenato il fenomeno della nebbia assassina eseguendo un incantesimo all’interno dell’edificio, ma non accade nulla. Decio, invece, pare cercare qualcosa tra i banchi ma si allontana deluso.
Infine, gli avventurieri tornano tra i boschi per verificare la situazione alla cascina, ma arrivano troppo tardi. Il drappello di guardie si sta allontanando, la cascina è deserta e infine essi possono scorgere la figura di Bianca, apparentemente prigioniera ma senza ribellione, all’interno del gruppo di guardie.
Incerti sul da farsi seguono il drappello fino ad arrivare in vista delle mura cittadine. Qui, con un espediente un po’ goffo, attirano l’attenzione dei militari: due di loro si separano dal gruppo e si fermano a parlare con gli avventurieri. Senza lasciarli quasi parlare, i soldati li informano che è loro preciso dovere seguirli all’interno delle mura affinché il Capitano, nuovo governatore cittadino, li sottoponga a giudizio.
I compagni vedono in questo un’opportunità per entrare in paese, ma le loro speranze vengono subito frustrate. Con estrema arroganza, il sergente in comando ordina loro di deporre tutte le armi e le armature. Henly, pensando di fare lo spiritoso dileggia le guardie, ricevendo in cambio un pugno in faccia che lo lascia stordito per qualche minuto. Alle rimostranze di Isabeaux sullo spogliarsi in pubblico, il sergente si dimostra particolarmente villano e non le concede nessuna privacy; comunque, l’operazione non svela nulla delle grazie della ragazza, con qualche disappunto da parte delle guardie presenti.
Una volta disarmati, agli avventurieri viene consegnata una specie di mantella con cappuccio di colore giallastro, che dovranno indossare in ogni momento all’interno della cinta muraria, poi vengono condotti al castellaccio.
Qui, dopo una lunga attesa, ricevono la visita di Eberhard Gutzman, il governatore. Con la medesima arroganza, l’uomo li interroga brevemente e infine li giudica innocui e pertanto dispone la loro espulsione dal villaggio. Con le stesse modalità, gli eroi vengono scortati fuori dalle porte e abbandonati.
Nel frattempo Sati, che era rimasta indietro rispetto al resto del gruppo e non era entrata nel villaggio, dopo aver atteso il loro ritorno per qualche tempo, decide di tornare alla vecchia torre per scambiare qualche parola con Bovolone. Il vecchio podestà non pare troppo preoccupato per l’arresto della sua amica, dicendo che forse la fortuna l’aiuterà anche questa volta. La descrizione che fa del sistema di sorveglianza messo in atto da Gutzman deprime le speranze di Sati per un ingresso furtivo all’interno delle mura.
 

Nono giorno, da nona a vespri

Mentre gli eroi tornano sui loro passi verso la vecchia torre, notano due figure aggirarsi nei pressi delle mura. La prima è un uomo a bordo di un calessino, che li supera diretto a nord, e l’altra è una bambina bionda che invece trotterella sulla neve a piedi scalzi e vestita di una semplice tunica bianca. Il primo si allontana e scompare alla vista, mentre la seconda si dirige proprio verso di loro, fermandosi e salutando Zenyth con apparente familiarità. Il druido accetta il suo invito per un incontro in un luogo appartato, quindi la ragazzina scompare tra gli alberi. Zenyth appare leggermente turbato per l’incontro, ma si rifiuta di dare spiegazioni sul rapporto che lo lega con la bambina. Il gruppo, in formato ridotto, prosegue verso la torre. Anche Decio sparisce per qualche minuto senza fornire spiegazioni, riunendosi al gruppo in un secondo momento. Ad una svolta sulla strada gli eroi trovano ad attenderli il misterioso uomo sul calesse. Costui si rivela come un nano di nome Bogwold del clan del Cinghiale, appartenente alla comunità dell’Acqua Rossa, la stessa da cui proviene anche Boindil. Nessuno dei due però pare riconoscere l‘altro, nonostante entrambi siano in grado di recitare le rispettive ascendenze e parentele. Superato un momento di imbarazzo, i due fanno valere la solidarietà di razza e l’incontro prosegue senza ulteriori intoppi. Bogwold afferma di averli notati mentre passavano per il paese scortati dalle guardie, e di essere rimasto colpito per il fatto che si trattava di stranieri, mai visti prima in paese, e soprattutto perché tra loro era presente un membro della sua stessa razza. Bogwold commenta senza grosse novità la situazione in paese, segnalando solo il verificarsi di strane scomparse di bestiame e addirittura di una giovane appartenente ad una famiglia piuttosto facoltosa delle vicinanze, finora rimaste inspiegabili. Poi, inaspettatamente, Bogwold offre al gruppo un lavoro ed una sistemazione. Spiegando di essere titolare di una concessione mineraria all’interno del recinto, il nano teme che la brama di potere di cui i nuovi governanti sono preda possa spingerli a allungare le mani anche sulla sua proprietà, e intende rafforzare il potere difensivo di cui la sua piccola fortezza dispone. Gli eroi accettano, ovviamente, anche con la prospettiva di sollevare Bovolone dall’incomodo della loro presenza. Si lasciano quindi con la promessa di ritrovarsi il giorno seguente presso la cava, che si trova presso il confine meridionale del perimetro delle nebbie.   Nel frattempo, Ehi si è lasciato attirare dalle nebbie stesse, ed abbandonando il sentiero diretto verso il centro del villaggio ha deciso di approfondire la conoscenza del fenomeno. Avvicinandosi alla barriera, Scoiattolo ha preso ad uggiolare spaventato, e si è rifiutato di seguire il padrone. Il ranger quindi ha seguito l’esempio del suo cane ed ha semplicemente osservato la spessa coltre di fumo da distanza ravvicinata, senza tentare di sfiorarla, poi è tornato a dirigersi verso la torre per ricongiungersi agli altri, giungendovi quasi in contemporanea.  
Bovolone informa loro di aver ricordato che il nome “Zauker”, emerso durante le spiegazioni relative al pugnale e alla gemma della mattina, figurava anche sugli atti di un processo ai membri di una setta satanica, dedita ai sacrifici umani, avvenuto molti anni addietro. In mancanza dei documenti ufficiali, lo “spodestà”, così come è stato ribattezzato, non è in grado di fornire informazioni più precise, ma ricorda che l’intera faccenda aveva preso origine dai frati del convento di Santa Sciagurata, che si trova proprio nel centro del villaggio. Considerando che il gruppo pare essere legato a filo doppio con questo “Zauker”, Bovolone afferma di non sentirsi più esattamente al sicuro in loro presenza, e di essere tutto sommato felice che abbiano trovato una nuova sistemazione. In quel momento torna Zenyth, annunciando che molto probabilmente il problema della nebbia si risolverà presto. Dichiara infatti che, grazie all’aiuto della bambina, che forse tale non è, e di altre “forze” che si trovano sopra di lei, potrebbe essere possibile riagganciare la “trappola” in cui si trovano al mondo materiale. Zenyth infatti è venuto a sapere che, a volte, entità particolarmente malvage possono attirare l’attenzione di forze sovrannaturali che sono in grado di isolarle dal mondo reale in “trappole” simili a quella. L’anomalia della trappola in cui si trovano è la sua forma ellittica, che indica forse la presenza di due soggetti in qualche modo collegati, al posto di uno solo. Henly, grazie alle sue nozioni di geometria, individua i due fuochi dell’ellisse, in corrispondenza della veccha torre in cui si trovano e del castellaccio in paese. Le speculazioni vanno avanti fino a notte inoltrata, senza giungere a nulla di definitivo.
 
Giorno 10