Giorno 5

Di buona lena, ci svegliamo e imbarchiamo. Nessuna traccia di Zenith, oramai tutti lo danno per disperso o morto. Hei, di prua sulla nave, dirige la rotta verso la direzione indicatagli dai Vistani, dove dovrebbe trovarsi una città, Marais du Tarascon o qualcosa di simile. 

La giornata prosegue piatta, come l'acqua della palude in cui navighiamo. I cavalli sulla zattera sembrano anch'essi tranquilli.
Nel pomeriggio, la monotonia del viaggio è interrotta da un piccolo contrattempo: tre rospi giganti attaccano la nostra imbarcazione. Per fortuna non attaccano i cavalli, ma si concentrano su HenLi e Diana. Entrambi finiscono trascinati in acqua, uno per lato della canoa. Fortunatamente la palude non è troppo profonda in questo punto, così posso lanciarmi in acqua ad aiutare il giovane, essendo dal mio lato della canoa. Faccio in tempo a raggiungere la rana, che questa viene abbattuta da una freccia. Aiuto HenLi a risalire sulla barca e mi rituffo dall'altra parte, per fronteggiare le rimanenti rane.

Mentre Boindil arranca con la fanghiglia alla gola, dalla canoa vengono scoccate altre frecce. Abbatto uno dei rospi, l'altro è vittima della salva di frecce. Il nano continua ad arrancare, trascinando Diana, priva di sensi, sulla barca.
Qui si vedono i risultati dei contrasti del giorno precedente: don Zauker si rifiuta di fornire cure mediche a Diana. La ragazza sembra in bilico tra la vita e la morte e solo un intervento esperto potrebbe salvarla. 
Questi umani! I loro sacerdoti non fanno nulla per farsi amare o per far amare i loro Dei, ecco perché questa razza è così divisa, priva di morale e scrupoli. Una doccia fredda nell'acqua della palude aiuterà senz'altro il prelato a ricordare il suo ruolo e i suoi doveri. 
Mi prendo quindi la briga di trascinarlo sott'acqua per qualche istante, finchè la ragione non torna ad abitare nella sua mente. Le cure che però presta alla barda sembrano del tutto inefficaci. Che sia troppo tardi per lei?
Con la speranza di trovare in fretta la città e in essa cure mediche adeguate, riprendiamo a pagaiare di buona lena. 
Purtroppo, a sera non siamo ancora giunti da nessuna parte. Per puro caso, guidati da alcune luci, raggiungiamo una palafitta, apparentemente isolata nella palude. Al suo interno si trova un ragazzo, molto probabilmente pazzo, con abbondandi scorte di cibo e un giaciglio su cui distendiamo Diana. Passare la notte qui è senz'altro più sicuro che passarla sulla canoa. Per non lasciare i cavalli e il piccolo pegaso in balia di eventuali predatori, decido tuttavia di passare la notte in barca. Almeno potrò riposare un poco, lontano dal sonoro russare del nano.