Giorno 7                                                                                                 

Settimo giorno, da prima a terza

Svegliati presto al mattino, gli eroi si dirigono per prima cosa alla locanda della Luna Piena, sperando di scroccare una colazione, ma il piano non va a buon fine.
Sulla via per la chiesa, incontrano nuovamente lo sceriffo, che sta esaminando la scena di un crimine. Probabilmente, la cameriera della Luna Piena è stata uccisa dal misterioso assassino (dopo aver lasciato la locanda, la notte precedente, la ragazza non è mai arrivata a casa), che ha poi asportato il cadavere lasciando sulla scena nove caramelle di liquirizia rossa. Non ci sono tracce visibili da seguire, forse cancellate dall’assassino stesso, quindi gli eroi si recano al forno, per parlare con la donna che prepara e vende quelle stesse liquirizie. Costei li informa che i suoi clienti principali di quel prodotto sono lo scemo del villaggio, i figli del carpentiere e Jean, uno dei gemelli Tarascon, che però non vede da settimane.
Lo sciamano invece finalmente rivela loro il destino della famiglia Tarascon: Marcel è stato assassinato tempo addietro, immediatamente prima che iniziassero i misteriosi fatti in paese. Era alla ricerca di qualcosa, e forse lo ha trovato. A seguito di questo Jean, il fratello gemello, è impazzito e scomparso dalla circolazione, mentre Luc è sprofondato in quello stato catatonico che lo contraddistingue. A questo punto risulta altamente probabile il collegamento tra i fato della famiglia e quello degli abitanti del paese. Ma dov’è Jean, e perché Luc pronuncia quelle strane frasi, così simili a quelle della pergamena trovata nel grande libro della torre?
Per rispondere a queste domande, il gruppo ritiene utile visitare la casa che i Tarascon possiedono in paese, mentre il solo Boindil si offre di accompagnare lo sceriffo a visitare la casa presso la piantagione. Lungo il tragitto passano accanto al cimitero, scoprendo che la tomba appena ricoperta del povero Jeremiah è già stata profanata, ma non sanno dire se dall’interno o dall’esterno.
 

Settimo giorno, da terza a sesta

Gli eroi si avventurano nel cimitero, alla ricerca di informazioni ed indizi relativi a quest’ultimo disseppellimento. Prima di avvicinarsi alla tomba, scambiano quattro parole con Pierot, il guardiano del cimitero, che li informa sul disseppellimento notturno e racconta loro qualche lacunosa storia riguardo al vecchio cimitero, e sui motivi per cui è chiuso da pesanti lucchetti. Niente, comunque, che possa far luce sulla situazione attuale del villaggio. Due statue mostruose e consunte, rappresentanti creature dotate di ali di pipistrello e corna caprine, paiono occhieggiare minacciosamente gli avventurieri mentre esaminano le serrature arrugginite.
La tomba, esaminata con grande attenzione da Sati, rivela che il cadavere è stato dissotterrato dall’esterno, per mano di almeno due persone scalze in tre piedi su quattro. Tra la terra viene ritrovato un brandello di stoffa appartenente ad una “divisa” della servitù di casa Tarascon, e una terza serie di orme, più confuse, si allontana dalla tomba in direzione nord ma scompare quasi subito.
Seguendo la direzione di queste orme, il gruppo giunge al mausoleo della famiglia Tarascon. Qui, scoprono che l’ultima persona seppellita porta il nome di “Claudine Robespierre Tarascon”. Incrociando le date, gli eroi deducono che potrebbe trattarsi della madre di Luc e dei gemelli.
A questo punto, il cimitero pare non avere più nulla da offrire, ed il gruppo si dedica alla casa di città dei Tarascon, sita non molto distante.

Settimo giorno, da sesta a nona

L’edificio è grande, in muratura, con un alto tetto privo di abbaini. Le finestre sono tutte chiuse da tendaggi, e le due porte paiono ben chiuse. Tutti i tentativi di scassinare le ottime serrature, infatti, falliscono, e l’unico modo che gli eroi trovano per fare breccia è spaccando uno dei vetri delle finestre.
La casa sembra deserta e disabitata da tempo, ma non è priva di sorprese. Diana in un cassetto nascosto di uno scrittoio trova un mantello dalle tasche piene di liquirizia rossa ed una pergamena scritta in una lingua incomprensibile ma apparentemente vergata dalla stessa mano che ha scritto la profezia di cui sono già in possesso, e che apparentemente contiene le stesse parole, in un’altra lingua.
Il resto della casa rivela solo tracce di qualcuno che apparentemente vi abita, ma in modo furtivo. Prima che possano trovarlo, costui fugge silenziosamente da una finestra precedentemente chiusa e scompare.
 

Settimo giorno, da nona a vespri

Mentre un gruppo esplora la casa Tarascon, gli assenti fanno uno strano incontro. Rallentati dal recalcitrare degli animali, Maeglin, Ehi e Zenyth incontrano un uomo che afferma di essere Ronan O’Doyle, appena giunto in paese dopo un’esperienza di risveglio simile alla loro. Costui dice di essere in possesso del Pugnale di Norynthar, e di essere disposto ad effettuare uno scambio, dopo la perdita relativa di valore dell’oggetto. Il pugnale, dopo il risveglio, è infatti privo della gemma che ne ornava il pomo dell’elsa. In cambio, Ronan chiede la consegna di Hugh e Diana, e come prova del possesso del pugnale porge a Maeglin una pergamena scritta in lettere elfiche, che dimostra l’autenticità dell’oggetto e anche altre informazioni più riservate.
Prima di scomparire, Ronan dà informazioni sulla propria reperibilità, in attesa dell’arrivo dei due ostaggi. Un colpo di vento distrae i tre, che quando si riprendono sono nuovamente soli. Vagamente perplessi sul significato dell’incontro, i tre si dirigono all’appuntamento con i compagni presso casa Tarascon.
Nel frattempo, Boindil ritorna a villa Tarascon, presso la piantagione, in compagnia dello sceriffo, solo per scoprire che è ancora abitata. Il tavolo è stato sparecchiato e i corpi dei morti rimossi dal prato. Proseguendo l’esplorazione, incontrano un altra creatura mostruosa, che prima di essere fatta a pezzi riesce a affondare gli artigli nella carne del nano. Apparentemente, la casa ora è tranquilla, ed i due fanno ritorno in paese. Il nano passa a farsi rimettere in sesto dallo sciamano Brucian, poi si riunisce con i compagni.
In quel momento, un grido disperato squarcia l’aria. Accorrendo in quella direzione, gli eroi scoprono che l’assassino misterioso ha colpito ancora. La giovane Lillin, figlia del locandiere, si trova a terra con una brutta ferita al petto, ma viva. Ancora una volta, lo sciamano viene chiamato ad intervenire per risanare la vittima, che però non sa descrivere il suo aggressore.
Facendo ritorno alla locanda, il gruppo ha un’altra pessima sorpresa: anche Luc Tarascon è stato ucciso, e questa volta senza alcun dubbio. Nessuno pare avere ancora visto nulla. In un’atmosfera mesta, il cadavere viene rimosso ed affidato allo sciamano, mentre il gruppo si raduna in locanda per fare il punto della situazione.
Hugh e Diana vengono informati delle richieste di Ronan, senza apparire particolarmente preoccupati, poi tutti decidono di verificare le sue affermazioni visitando la prigione in cerca del segno della mano bianca dipintovi ormai tre giorni addietro. Oltre al segno, il gruppo incontra il fantasma di Luc, che apparentemente più lucido della sua controparte vivente recita loro un nuovo verso, che pare far riferimento al vecchio cimitero. In quel momento, la tempesta si scatena, riversando sugli eroi una valanga di acqua.
Nel diluvio, gli eroi si dirigono verso il cimitero e ne forzano i lucchetti, penetrando i suoi segreti. Muovendosi cautamente tra l’erba alta, si aggirano tra le tombe fino ad arrivare davanti ad un grande mausoleo dotato di massicce porte. Zenyth, rimasto indietro, viene attaccato da una figura nascosta tra l’erba, che si rivela essere il folle Jean Tarascon, ma la presenza di Maeglin e gli incantesimi di potenziamento del druido scongiurano il peggio.
Ehi rompe gli indugi e apre la porta del mausoleo. Il gruppo viene invaso da un fetore pestilenziale che si riversa fuori dalla stanza, ma la sola Diana pare pagarne le conseguenze. La ragazza si accascia al suolo, mentre la sua carne avvizzisce rapidamente. Dopo pochi secondi il corpo torna ad alzarsi come zombi, ed attacca il più vicino tra i suoi ex-compagni. Lo scontro è più duro del previsto, ma l’intervento di Maeglin mette fine per sempre all’esistenza terrena della povera Diana. Curiosamente, quando Zauker tenta di imporre la sua volontà sulla creatura con l’intenzione di arrestarne la furia, viene colpito da quello che pare un attacco cardiaco e si accascia al suolo stringendosi il petto, in preda a dolori atroci.
Nel frattempo, dall’interno dell’edificio emergono cinque nuovi zombi, che causano però pochi fastidi ai difensori appostati in corrispondenza della porta. Una volta libera la strada, il gruppo fa il suo ingresso nel mausoleo. Qui, in cima ad un cumulo di ossa, una creatura pare essere in attesa proprio di loro. Ha l’aspetto di uno zombi, ma il fuoco che brucia dietro i suoi occhi indica chiaramente che si tratta di una creatura assai più potente. “Sono Marcel Tarascon” afferma. “Restituitemi la pergamena, o morirete come tutti gli abitanti di questo paese.” Nel frattempo, altre creature emergono dall’oscurità, avvicinandosi minacciose.
In quel momento, le nubi di tempesta si squarciano all’orizzonte, e una luce rossastra avvolge l’intera scena, rendendo ogni cosa come coperta di sangue. Un attimo dopo, il sole pare essere divorato da un pozzo di oscurità, mentre l’eclisse giunge al culmine. Per l’intera durata del fenomeno, i morti paiono immobilizzati dalla sorpresa, o dal terrore, e non reagiscono agli attacchi.
Gli eroi si allontanano, scagliando frecce come se non ci fosse un domani. La disperazione rende micidiale la loro mira, e il corpo di Marcel Tarascon viene trafitto come un puntaspilli. Ci vogliono almeno una decina di frecce per aver ragione del mostro, ma alla fine cade anch’esso. Nel frattempo, Maeglin e Boindil tengono a bada gli zombi, facendone spezzatino. Il nano riceve i colpi più forti e cade, e dopo di lui Ehi che prende il suo posto, ma nel frattempo la creatura che abita il mausoleo è morta e lo scontro ha fine.
In un silenzio irreale, la tempesta riprende vigore e il tramonto getta il cimitero in una profonda, minacciosa oscurità.
 

Settimo giorno, da vespri a mezzanotte

Mentre don Zauker è ancora accasciato a terra in preda a spasmi, i sopravvissuti si addentrano nel mausoleo. Il silenzio è rotto solo dallo scroscio della pioggia sulla cupola di vetro dell’edificio, e l’oscurità scacciata dalla pallida luminosità ultraterrena che emana dai bracieri. La creatura giace immobile a terra, e così tutti i suoi servitori.
In un attimo, tutto precipita. Il silenzio si riempie di una sommessa, sarcastica risata e le porte del mausoleo si chiudono apparentemente da sole, sigillando all’interno Maeglin, Hugh e Sati e chiudendo fuori Zenyth e gli altri superstiti, oltre ai morti. “Pensavate veramente che sarebbe stato così semplice?” ridacchia il mostro alzandosi in piedi e strappandosi le frecce dal corpo come se non sentisse dolore. Dietro di loro, lo zombi più grande di tutti si rialza da terra e muove per avvicinarsi ai guerrieri.
Prima che Maeglin possa reagire, la creatura fa un gesto verso di lui e l’elfo si accascia al suolo come colpito da un fulmine. Sati, vicina alle porte, riesce a fuggire ma Hugh non è così fortunato. Bastano due colpi dei mostri per scagliarlo privo di vita contro una parete.
Fuori dal mausoleo, gli altri sono in preda al panico. Terrorizzati dall’idea di affrontare ancora i mostri che contiene, fuggono portando con sé i corpi degli amici uccisi e non resuscitati, cercando rifugio presso la chiesa.
Lo sciamano Brucian li accoglie con apprensione, e si affretta a curare i moribondi. Curiosamente, Zauker non riesce ad entrare in chiesa, bloccato da qualche forza misteriosa. Qualsiasi tentativo di spingerlo o trascinarlo dentro si infrange contro la determinazione del sacerdote di restare fuori, e forse contro
qualcosa di anche più potente.
Una volta curati i feriti, Brucian suggerisce di chiedere al nano Deruno, titolare del negozio di utensili e attrezzature del villaggio, se del suo passato di avventuriero possiede ancora qualche cimelio. Il nano è ben felice di poterli aiutare, donando loro alcuni oggetti utili per la bisogna. Rifocillati ed armati, sulla spinta della volontà di Brucian i superstiti tornano ad arrampicarsi verso il cimitero. L’ora della resa dei conti si avvicina.
L’oscurità è pressoché totale e la pioggia continua a scrosciare impetuosa. Nel cimitero vecchio, il corpo di Jean Tarascon non è più al suo posto, e questo non fa che aumentare l’inquietudine degli eroi.
Le porte del mausoleo sono socchiuse, nella stessa posizione in cui le avevano lasciate. Ehi si allontana, cercando di mascherare un attacco di panico con la scusa della perlustrazione, mentre Zauker, guidato da uno strano fuoco, spalanca le porte e si getta all’interno.
Il comitato di ricevimento vede i corpi rianimati di Maeglin e Hugh, assieme quello di Jean e al grosso zombi già presente fare da scudo al loro signore. Ma gli eroi sono furiosi e disperati, e non si fermano davanti a nulla. Le spade tagliano, le mazze colpiscono e le frecce si conficcano nei corpi già morti per restituirli al riposo eterno che meritano. Uno dopo l’altro, cadono tutti gli zombi, ed anche il loro signore entra nella mischia.
Desideroso di dare una mano, Henly scatena il suo potere, ma è troppo vicino a Zauker. Lo zelante sacerdote dimentica i potenti avversari per gettarsi sul giovane mago, gridando frasi sconnesse inneggianti all’”eresia” e alla “purificazione”.
Nel frattempo il possente signore degli zombi riceve il colpo di grazia, cade a terra e si decompone rapidamente, lasciando solo un mucchio di ossa e tessuti luridi.
Ora che lo scontro è finito, gli eroi si gettano su Zauker, che con un colpo ben assestato viene messo a tacere e immobilizzato. Mentre lo legano, notano con sgomento che dietro le palpebre chiuse si sta accendendo una luce giallastra. Solo Boindil trova il coraggio di avvicinarglisi e di risvegliarlo, scoprendo così che gli occhi del sacerdote sono diventati gialli e felini. Tutti insieme ritornano, volente o nolente, alla locanda, dove vengono ospitati con tutti gli onori.
Zauker è furibondo, e Boindil se possibile ancora di più. Henly propone di troncare tutte le discussioni liberandosi del sacerdote, ma gli altri preferiscono provare un approccio dialettico. Zenyth, soprattutto, intuisce che una via per il contenimento del sacerdote è fargli credere di essere pazzo, ma l’irruenza del nano gli impedisce di portare a termine l’opera di convincimento.
La discussione viene interrotta dall’arrivo di due estranei, abbigliati in modo simile e che parlano con un curioso accento. Il più anziano dei due nota subito gli occhi di Zauker e propone la tesi della maledizione o della licantropia. In quel momento il sacerdote prende a pronunciare parole sconnesse ed a sbavare agitandosi nel tentativo di liberarsi delle cinghie che lo legano. I presenti non fanno in tempo ad avvicinarsi che dal corpo di Zauker si sprigiona una intensissima luce, mentre l’aria si riempie di una risata mostruosa. Questa risata però subito si trasforma in un grido di angoscia che si spegne nel silenzio. Quando anche la luce è svanita, del sacerdote non è rimasta che una chiazza bruciata sul pavimento, ed una grossa gemma rossa di forma ovale al posto del suo cuore.
In un silenzio sgomento, i nuovi arrivati esaminano la gemma con mezzi magici e ne determinano la malevolenza e la pericolosità.

 

Giorno 8