Giorno 6

Un incubo. E' stato solo un incubo...
Ero da sola in questa squallida stanza, c'era una luce strana. E sul pagliericcio una figura umana stesa, e un pugnale che fluttuava nell'aria. Mi sono avvicinata e sembrava Svar... avrei voluto far qualcosa, allotanare la minaccia, perlomeno, ma non riuscivo a far nulla. Stavo lì e guardavo la scena, presente eppure altrove. E poi non era più Svar, ma il ragazzino che abita qui. E d'improvviso la pietra rossa incastonata nell'elsa esplodeva e dal pugnale usciva una mano che entrava nel petto del ragazzo e gli strappava via il cuore... devo smettere di pensarci oppure darò di stomaco...
Ho aperto gli occhi nella luce incerta dell'alba e lui era lì, proprio dov'è ora, che borbottava le sue frasi sconnesse, vivo e vegeto.
Mi sono girata verso HenLi che si era messo a riposare vicino a me e la tensione s'è sciolta di colpo, non so cosa mi è successo, credo di aver avuto una crisi di nervi in piena regola. Spero di non aver detto nulla di compromettente... in nessun senso. Devo aver ammesso di non aver creduto ai suoi presunti poteri, ma ovviamente lui ha cercato subito di farmi cambiare argomento... in effetti, pensandoci adesso, a mente più fredda, ci mancava solo che ci sentisse qualcuno! Non mi ricordo i dettagli, solo che lui mi ha abbracciato e mi ha detto delle cose rassicuranti, promettendomi che saremmo riusciti a tornare a casa, in un modo o nell'altro, finchè non mi sono calmata.
Provo una gran vergogna per aver ceduto così... mi spiace d'averlo messo in imbarazzo davanti agli altri.
Per fortuna poi sono successe tante cose tutte così in fretta che spero che tutti abbiano avuto cose più interessanti di cui occuparsi.
Intanto è arrivata una barca, e con nostra enorme sorpresa è comparso Zenith! Allora non era morto! Dice che ha vagato per un po', il racconto è stato confuso, e poi ha incontrato l'uomo che ora è con lui, che è una specie di sciamano di nome Brucian, che lo ha aiutato. Costui, dopo essersi accertato che il ragazzino stia bene, si interessa a Diana e la rimette in sesto in pochi minuti.
Gli spieghiamo che ci siamo fermati lì perchè ci eravamo persi e avevamo la ragazza ferita, ma lui non pare preoccuparsene più di tanto. Ci dice che il ragazzo si chiama Luc e che vive lì per la sua stessa sicurezza, e che lui passa ogni pochi giorni per portargli cibo e acqua. Ci rivela che Luc è in quello stato dopo un grave trauma, ma non aggiunge altro e sembra infastidito dai nostri tentativi di saperne di più.
E' una persona strana, quest'uomo. Ci sta aiutando, ma lo fa in maniera rude, come se gli desse quasi fastidio farlo ma non potesse fare altro.
Ci offre di accompagnarci alla cittadina più vicina, Marais de Tarascone, quella che anche i Vistani hanno nominato.
Il viaggio è relativamente breve, e mentre navighiamo ci dà qualche scarna informazione sul posto. Luc ci ha seguito, e lui non ha avuto da ridire, perciò ora abbiamo un'ombra che ci sta alle costole borbottando frasi macabre senza senso.
 
Sarà la presenza di Luc, sarà questa cittadina, che ha un'aria decisamente poco allegra, sarà che il cielo sembra continuamente minacciare tempesta anche se non piove mai... ma io proprio non riesco a tranquillizzarmi. Teoricamente, le cose dovrebbero andare meglio, ora che siamo qui. Troveremo qualcuno che ci spiegherà dove siamo, capiremo da che parte andare per tornare a casa, anche se come siamo arrivati qui è ancora un mistero... eppure non mi riesce proprio di essere più ottimista.
Diana mi convince ad andare con lei alla locanda a cercare di lavoro: in effetti io e lei abbiamo pratica e abbiamo bisogno di qualche soldo, le provviste che ci siamo portati dietro dureranno ancora per poco e non abbiamo neppure una moneta. Il locandiere, mastro Gerald, è gentile anche se non particolarmente espansivo e ci rimanda dallo sceriffo: la sua locanda è a conduzione familiare e non ha bisogno di aiuto, ma forse organizzerà uno spettacolo di intrattenimento con Diana e Hugh, anche se ci spiega che il paese è stato colpito da diversi lutti negli ultimi tempi e non è sicuro che sia una buona idea fare una festa.
Andiamo quindi dallo sceriffo Gremin, che non ha problemi a raccontarci tutto quello che è successo, credo anche per sfogarsi. In lacrime ci dice che suo figlio è morto improvvisamente (come molti altri compaesani, sembra che ci siano stati più di dieci lutti in due settimane) e che questa non è la cosa peggiore. Dopo la morte, s'è trasformato in qualcosa d'altro... usa una parola che nessuno di noi ha mai sentito, 'zombie'. Un morto vivente, una creatura che non è nè viva nè morta. Incalzato dalle domande che soprattutto Maeglin e Diana gli fanno racconta tutti i dettagli che conosce, e dice che queste creature si sono dirette verso le piantagioni e sono scomparse, ma da allora si sono susseguiti altri morti. Anzi, uno è stato proprio il giorno prima e a mezzogiorno ci sarà il funerale.
Io non capisco perchè ci dobbiamo immischiare. Stabilito che qui nessuno conosce nè Melipoulaine nè tantomeno San Trafitto, e che più a nord c'è una città grande, non capisco perchè non partiamo immediatamente.
Gli altri decidono di andare al funerale e io li seguo per non restare sola. Ho paura, questa situazione mi piace sempre di meno ma mi sembra di non aver via di fuga.
La bara è avvolta da una spessa catena e dopo poco sentiamo chiaramente provenire dei rumori dall'interno. Ma nessuno dei presenti pare preoccuparsene. E' sempre peggio. Credo di tremare mentre arretro fino alla coda del corteo funebre e cerco di convincere HenLi ad andare via con me. Con pazienza mi spiega che non possiamo farlo perchè questa è un'altra delle cose scritte nella profezia e quindi dobbiamo seguire quello che appare come un debole filo logico. 
Non che questo calmi la mia paura, però mi convince.
Dopo che la bara è stata interrata decidiamo di andare a vedere le famose piantagioni di cui ha parlato lo sceriffo.
Luc ci segue come un'ombra ma rifiuta di inoltrarsi nel campo, restando sul confine. Non riusciamo ovviamente a cavargli nulla di comprensibile e a me la cosa non pare di buon auspicio.
Dopo infinite discussioni, prevedibilmente, finiamo per dover passare la notte accampati alla bell'e meglio qui. Avrei preferito di gran lunga essere in paese, credo che dopotutto qualcuno, lo sciamano o lo sceriffo, ci avrebbe concesso un tetto sotto cui dormire. Invece siamo qui, all'aperto, in balia di chissà quali mostri, e abbiamo dovuto procurarci la cena con le nostre armi. Sono così inquieta e distratta che ho lasciato a Ehi quasi tutto il lavoro, non riuscivo a distinguere le impronte strascicate che stavamo seguendo neanche quando le avevo davanti al naso... 
Sarà una lunga notte, non credo che riuscirò a chiudere occhio.
 
Finalmente Maeglin s'è deciso a raccontarci ciò che sa a proposito del pugnale che sembra legarci e perseguitarci nei sogni. Resto però un po' delusa, non sembra che ci sia nessun elemento interessante... forse sono io che sono una stupida e che mi aspettavo chissà cosa. Non è che la soluzione ai nostri problemi potesse essere lì, chiara e lampante! Anche Diana ricorda di aver sentito delle storie riguardo a questo oggetto, che sembra essere estremamente potente e quasi dotato di una volontà propria.
Mentre stiamo chicchierando, HenLi attira la mia attenzione. Ha visto una luce in lontananza , una luce che prima non c'era... mi spavento un po', poi lo diciamo anche agli altri e non è un'allucinazione, vedono tutti la stessa cosa. Decidiamo di andare a vedere e ci avviciniamo cautamente.
Si tratta di una casa, una villa, è piuttosto grande, a due piani. Ha l'aria piuttosto abbandonata, come se non venisse abitata da parecchio, ma una finestra a pian terreno è illuminata. Proviamo a bussare, scegliendo di seguire prima una via diciamo così "normale", ma nessuno ci apre. Allora spiamo dalle finestre, Ehi bussa al vetro e si avvicina un tizio dall'aspetto spaventoso, semiumano, che spacca il vetro e cerca di afferrarlo! Dietro di lui arrivano altri tre individui uguali a lui.
Ingaggiamo uno scontro e con mia grande sorpresa metto a segno diversi colpi... non credevo di riuscirci, considerando quanto mi fanno paura questi mostri... ma evidentemente è più forte la paura che mi mettano le mani addosso.
Una volta a terra, i più coraggiosi li esaminano. A quanto sembra non sono i non morti che temevamo, perchè le loro ferite hanno sanguinato e invece il chierico dice che se fossero non morti non dovrebbe succedere. Addosso hanno vesti logore e un po' stracciate, che però paiono uniformi, come se fossero domestici di quella casa.
C'è una tavola imbandita e apparecchiata per quattro persone. Maeglin solleva i coprivivande e a fatica riusciamo a non stare male: nei piatti ci sono resti umani più o meno decomposti. Diana non regge e dà di stomaco. Il fatto che sia l'unica mi fa temere che ci stiamo abituando agli orrori.
Esploriamo il resto della casa e in una stanza al piano superiore troviamo altri pezzi di cadavere. In una specie di studiolo dei documenti che fanno capire che siamo nella proprietà dei Tarascon. L'unica altra cosa interessante è un quadro, in cui riconosciamo il ritratto della famiglia padronale di questa casa. C'è un Luc bambino con i genitori e due fratelli più grandi, gemelli. Quasi solo a quel punto ci rendiamo conto che Luc non è con noi e che è rimasto da qualche parte fuori. Un po' preoccupati decidiamo di andare a cercarlo, tanto nella casa non abbiamo più nulla da fare e siamo ansiosi di tornare in paese e parlare con lo sceriffo.
Lo svegliamo in piena notte, lì per lì fa un po' di resistenza ma poi ci ascolta e accetta di lasciarci dormire nella prigione, dove ci sentiamo un po' più tranquilli.