Giorno 13

Tredicesimo giorno, da prima a sesta

Il piano che i personaggi elaborano è complesso ma probabilmente funzionale: usando i prigionieri come manichini viventi con la funzione di far sembrare il gruppo più numeroso, intendono spacciarsi per inviati del Duca ed ordinare l’interruzione dell’assedio alla cava.
Il piano potrebbe anche funzionare quando le trattative vengono interrotte dal suono di tamburi provenienti da sud. Dopo pochi minuti, dalla curva della strada compare nientemeno che Spaldo da Rabngham, legittimo inviato del Duca, alla guida di un nutrito contingente di soldati armati. Alla vista delle forze preponderanti, il sergente che guida l’assedio si arrende assieme all’intera guarnigione assediante.
L’incontro tra Spaldo ed il padre è rapido. Con la protezione dell’esercito ed una guarnigione estremamente ridotta ancora presente in paese, Bovolone fa il suo ingresso nel castellaccio senza incontrare resistenze. Perla viene chiusa nel suo alloggio, mentre di Gutzman non c’è traccia.
 

Tredicesimo giorno, da sesta a nona

La situazione è ormai tranquilla, ma la prigione magica non si è aperta. Gli eroi cominciano a intuire un collegamento tra essa e le persone che la popolano, soprattutto Bianca e Gutzman.
Bovolone li informa che ora sono liberi di muoversi per il paese come meglio credono, e che nei giorni successivi verrà organizzata una festa cittadina per festeggiare il ritorno del podestà e della tranquillità.
 

Tredicesimo giorno, da nona a notte

Prima che lascino il castellaccio, gli eroi vengono avvicinati dal podestà, che domanda loro di agire per suo conto come tutori dell’ordine, in cambio di un modesto stipendio, nell’attesa che venga ricostruita una catena di comando all’interno della guardia. Ovviamente, il gruppo accetta in blocco.
La prima indagine di cui intendono occuparsi è la ricerca di Ebherard Gutzman, ex capitano delle guardie ed ora latitante. Gli indizi sulla sua fuga conducono verso i sotterranei scavati dai nani, ed i nostri vi si inoltrano per la seconda volta. Questa volta è con loro anche Zenyth, sempre in possesso della gemma di Zauker. Non appena la gemma giunge nelle vicinanze della prima stanza circolare sull’Abisso, inizia ad emettere calore ed energia, fino a diventare insopportabilmente rovente. Zenyth la getta via ed il gruppo può assistere ad un fenomeno agghiacciante: la gemma prima dissolve il sacchetto che la conteneva, e poi inizia a emettere un denso vapore che, come un rigagnolo d’acqua, si dirige verso l’interno della stanza circolare. Boindil cerca di frantumare la gemma ma ottiene solo di frantumare la propria ascia, poi per errore rivolge lo sguardo verso l’interno della stanza circolare, il cui bagliore lo acceca. Anche Rudy sbircia nella stanza, ma forse la fortuna, forse il minor tempo lo salvano dalla cecità. L’emissione di vapore prosegue fino a che la gemma non è completamente consumata, poi lo splendore emesso dalla stanza si spegne e tutto torna normale.

 

Tredicesimo giorno, notte

Vagamente spaventati, gli eroi tornano alla superficie per cercare di curare la cecità di Boindil. Scegliendo di evitare il parroco, con il quale alcuni di loro vivono un rapporto conflittuale, Rudy ed il nano, accompagnati da Ghertrude, si dirigono al convento di Santa Sciagurata, dove sperano di poter trovare l’aiuto di un chierico dotato di adeguate competenze.
Nel frattempo, ha ripreso a nevicare, con fitti fiocchi e un forte vento.
Gli altri decidono di andare a far visita a Bianca, ma lungo il cammino vengono intercettati da una donna in lacrime.
Costei afferma di essere la madre di una fanciulla rapita e di un figlio ferito, e implora l’aiuto degli eroi rimasti, che subito si mettono a disposizione. Per prima cosa, interrogano il ragazzo, Balto, un giovane di circa diciotto anni, che esibisce un vistoso graffio alla guancia. Il ragazzo spiega loro che ad un tratto, mentre si trovava in camera con la sorella, è stato aggredito e colpito, poi ha sentito la finestra aprirsi e sua sorella è scomparsa. In effetti, la finestra sembra sfondata dall’interno, ed un sospetto inizia a formarsi nelle menti degli investigatori.
Le tracce nella neve conducono in profondità nei boschi, non troppo difficili da seguire nonostante la neve. Dopo qualche tempo, giungono in un luogo in cui trovano il cadavere di un giovane, apparentemente ucciso a morsi da qualche grossa bestia. Ancora qualche ricerca e trovano un altro corpo, solo che questa volta si tratta di Balto, ucciso nel medesimo modo.
Perse le tracce, i nostri decidono di tornare in paese, ma nel mentre assistono ad una drammatica conversazione:
"Possibile che tu non te ne sia accorto?” dice una voce. “Markus è morto, e Balto è morto per salvare ME!”
"Non dire cazzate, Valen” risponde un’altra voce con tono sprezzante. “Quella ragazzina non sarebbe capace di uccidere un canarino..."
"Cazzo, S'var, so che cosa ho visto, e me ne tiro fuori!"
"Ma si, dai, vai a casa! corri dalla mamma... se troviamo quella troia, cosa dobbiamo dirle, da parte tua, prima di ammazzarla? Che la ami ancora tanto?"
"Sei una creatura spregevole, S'var. Spero che quella bestia ti trovi e ti mangi la faccia. Ma sono sicuro che farai schifo pure a lei!"
Poi, il vento si porta via le voci ed i protagonisti. Sati riconosce nella seconda voce quella di suo fratello, perlomeno quello che vive in questo luogo, molto diverso da quello che conosceva lei. Gli altri nomi non sono sconosciuti né a lei, né a Henly, sebbene non appartengano a persone che erano loro amici.
Perplessi, rientrano in paese. Le vie sono deserte per l’ora tarda, così sono gli unici testimoni del terzo cadavere: proprio al centro del paese, sgozzato ed evirato, c’è Valen. Le tracce di sangue conducono a nord, già sbiadite nella bufera che sta perdendo intensità.

 

Tredicesimo giorno, verso l'alba

Il gruppo, nonostante il sonno e la stanchezza, si mette in marcia. Le impronte dell’assassino sono chiare e facili da seguire, e si dirigono verso nord, oltre la porta, oltre la piccola chiesa della Vergine della Neve, verso il torrente.
Nel buio della notte, nel profondo del bosco, gli eroi si fermano di fronte a numerose, piccole luci comparse improvvisamente nella notte: un branco di animali, forse feroci, sbarra loro il passo. Non sembrano minacciosi, ma sono tanti e nel buio gli eroi dimostrano una grande cautela. Nessuno vuole attaccarli, ma bisogna liberarsi di loro per poter proseguire, anche perché Henly ricorda che da quelle parti dovrebbe trovarsi una grotta che potrebbe nascondere qualcosa.
È Sati a prendere l’iniziativa, avvicinandosi ai lupi con calma e parole dolci. Il tentativo ha successo, perché il grosso del branco si ritira, ed anche il maschio, rimasto solo, si fa da parte.
Nella grotta li attende una sorpresa non del tutto inattesa: Laika è lì, nuda e sporca di sangue, terrorizzata e colpevole. Le ragazze la prendono in consegna e riescono a tranquillizzarla, spingendola a raccontare la sua storia.
Nel corso dell’estate, un gruppo di ragazzi tra cui suo fratello l’aveva aggredita, spingendo Valen a cercare di abusare di lei. Balto li aveva fermati all’ultimo momento, salvandola ma imponendole di non dire niente a nessuno. Giorni dopo, un cane rabbioso l’aveva morsicata, lei era rimasta per qualche tempo sofferente ma poi si era ripresa. Quella sera, Balto era venuto da lei dicendo che Valen era innamorato di lei, e che voleva vederla. Lei si era infuriata e aveva colpito suo fratello, poi tutto era scomparso in una nebbia rossa. Ricordava chiaramente quello che aveva fatto, ma era come se l’avesse visto da fuori. Ora, aveva paura di se stessa e non intendeva ritornare al villaggio per nessun motivo.
Tutti quanti cercano di metterla a suo agio, cercando di convincerla di provare a liberarsi di questa sua probabile maledizione, tranne Decio che vorrebbe giustiziarla sul posto come rea confessa. Alla fine, si giunge ad un compromesso: Henly addormenta la ragazza, Boindil se la carica a spalle e tutti insieme si ritorna verso il paese. Il sonno è di breve durata, e quando la ragazza si risveglia e scopre di essere stata ingannata sorprende tutti e fugge.
Gli eroi la lasciano andare, decidendo che se la montagna non vuole essere portata da Maometto, sarà lui a recarsi da lei. Confidando sulla collaborazione del priore del convento, che già ha curato Boindil dalla sua cecità, tornano a Santa Sciagurata. Il priore accetta di aiutarli, se gli danno il tempo di cercare qualche rimedio in biblioteca.
 

Giorno 14